Il recente disastro nucleare in Giappone (si parla ormai del più grande disastro nucleare che sia mai avvenuto) pone nuovi e vecchi interrogativi sulla recente riapertura dell’Italia alla costruzione di centrali nucleari. La tragedia del terremoto in Giappone sembra infatti dare una drammatica conferma all’affermazione: “Non esistono centrali nucleari sicure e antisismiche nonostante l’utilizzo di tecnologie avanzate” per non parlare poi del problema (ancora irrisolto) dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive e delle centrali dismesse.
Il referendum sul nucleare che si terrà fra alcuni mesi costituisce per l’Italia una nuova formidabile occasione di riflessione per tutti e come sempre avviene per i grandi temi indipendentemente dal colore politico di appartenenza.
E’ vero che il nucleare è l’unica possibile alternativa (a messo che lo sia) alla sudditanza energetica dell’Italia dalle altre nazioni? L’Italia è un paese ad alto rischio sismico, la scelta del nucleare mette a rischio la sicurezza delle popolazioni? e se è così il rischio vale davvero la candela?
A noi l’ardua sentenza di decidere anche per le generazioni future.
Sono andata a riascoltarmi lo spettacolo sul Vajont di Marco Paolini, molto ben documentato e ben spiegato. Il disastro fu il risultato di un infernale cumulo di interessi privati, connivenze governative più o meno corrotte, incompetenze burocratiche, qualunquismo statale, orgogli di casta accademici, infingardaggine ed arroganza dei media. A un paese che, a quanto pare, funziona ancora così gli vogliamo lasciare in mano una bomba atomica puntata contro la sua stessa popolazione?
E non manca neppure la citazione alla lettera: anche 50 fa Montanelli gridava “SCIACALLI” a quelli che osavano denunciare che il disastro era colposo http://leguarag.xoom.it/lguarag/vajont/montanelli-merlin.html
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