Recentemente, a Bologna, in occasione di un corso di aggiornamento sulla ricostruzione cinematica degli incidenti stradali un relatore “storico professionista del settore” ha affermato che la sua esperienza lo porta spesso a constatare che negli incidente tra auto e pedone o auto e moto la colpa è quasi sempre del pedone o del motociclista.
Peccato che proprio nello stesso periodo l’ISTAT abbia pubblicato una propria ricerca ove emerge che l’Italia, ha per questo tipo d’incidenti un tasso praticamente doppio rispetto a paesi quali Gran Bretagna, Olanda e Svezia e dall’analisi che segue vengono elencate le priorità su cui concentrare le azioni di sicurezza stradale: il controllo della velocità, il controllo della guida in stato di ebbrezza, la guida distratta, la protezione degli utenti deboli – in particolare pedoni e utenti delle due ruote – l’individuazione e la messa in sicurezza delle tratte stradali più pericolose.
Di qui la mia opinione personale che un buon perito o consulente soprattutto quando riveste il ruolo di ausiliario del giudice (CTU) deve sempre seguire un approccio metodologico scientifico scevro da pregiudizi e/o simpatie e/o giudizi personali. Deve inoltre essere sempre consapevole della lezione socratica di “sapere di non sapere” che costituisce l’atteggiamento del vero ricercatore scientifico e che costituisce il passaggio obbligato per ogni reale acquisizione della verità, poiché colui che presume di sapere non assumerà un atteggiamento di ricerca.