I dieci requisiti che, secondo il WWF Italia, un edificio davvero ecologico deve avere, per non confondersi con la schiera di progetti ‘verdi’, ‘ecologici’, ‘sostenibili’ più o meno sinceri, di cui l’architettura moderna spesso si fregia:
- la sua costruzione sia indispensabile
- sia adeguatamente localizzato
- sia specifico per una località
- recuperi o riqualifichi l’esistente
- riduca al minimo le dimensioni
- usi materiali a basso impiego di energia, salubri e a basso impatto
- riduca il bisogno di energia
- dia un ruolo attivo nella progettazione agli abitanti
- esprima la capacità sociale del costruire
- sia finalizzato al benessere della comunità
Solo teoria? No, nel Convegno del 9 novembre scorso – introdotto dal presidente onorario del WWF Italia e architetto Fulco Pratesi, e dalla presidente del WWF Lazio Vanessa Ranieri – sono stati passati in rassegna progetti ed elementi di edilizia sostenibile molto concreti: lo studio di materiali e tecniche per l’isolamento termico degli edifici e l’efficienza energetica (arch. Paolo Rava, Università di Ferrara); un progetto di architettura “dell’essenziale” in un’area povera dell’Africa, realizzata con risorse e materiali locali e dalla forte valenza sociale (arch. Emilio Caravatti). La realizzazione di un quartiere residenziale a Pieve di Cento, in provincia di Bologna, basata su una stretta relazione tra natura e costruito, e un confronto serrato tra bioclimatica, scelte tecnologiche e tradizioni locali (arch. Angelo Mingozzi, Università di Bologna).
Condivido il decalogo del WWF, peccato però che nella corsa al risparmio energetico (tanto importante soprattutto per la riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente) non si badi all’impatto che l’impiego di isolanti sintetici quali il polistirolo, il polistirene, ecc. hanno sull’ambiente sia in fase di produzione che di inquinamento indoor.
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